Intersezioni tra Endocrinologia e Psicoterapia
Autore: Maria Vallillo
Aspetti neuro-cognitivi delle patologie ipotalamo-ipofisarieLa lettura scientifica inerente gli aspetti neuropsicologici legati a patologie ipotalamo ipofisarie croniche e progressive è ancora scarsa, anche se nella pratica clinica è ormai noto il rischio di ansia, difficoltà legate al sonno, generale abbassamento del tono dell’umore e sintomatologie correlate allo stress per i pazienti affetti da tali patologie.
In un’equipe multidisciplinare che ha come obiettivo centrale la cura e la presa in carico del paziente nella sua globalità, uno psicoterapeuta, con esperienza e formazione specialistica in tale ambito, è in grado di valutare quanto la patologia influenzi la qualità della vita del paziente e delle persone a lui attorno, nonché di prevenire o intercettare precocemente vissuti di malessere psicologico e monitorarli nel tempo. Spesso i pazienti affetti da patologie ipotalamo ipofisarie riferiscono, durante i controlli in sede ambulatoriale nei centri di eccellenza, l’esigenza di un consulto con uno specialista psicoterapeuta dovuto a volte a un pervasivo senso di isolamento: ogni diagnosi di patologia porta con sé una ridefinizione marcata del proprio progetto di vita, della percezione di sé, della propria identità e del ruolo attivo che si ricopre nelle relazioni affettive, sociali e afferenti a contesti lavorativi. La presenza dello psicoterapeuta nel contesto di ambulatorio di malattie dell’ipofisi, accanto alla figura dello specialista in endocrinologia è motivata dall’esigenza di analizzare e contenere, in maniera scientifica e sistematica, attraverso gli strumenti proprio della sua professione, i vissuti psichici che il paziente costantemente riporta e correla alla sua malattia, nonché di valutare quanto siano adattative le strategie di coping da lui utilizzate.
La situazione diventa più gravosa dal punto di vista mentale quando la patologia si presenta in comorbilità con altre patologie. La quotidiana convivenza con i sintomi derivanti da una malattia persistente nel tempo, progressiva e poco frequente nella popolazione generale costituisce una condizione di rischio vulnerabilità per la salute e il benessere psicologico per il soggetto affetto. La ricerca empirica ha dimostrato come problemi psicologici non sanati in tali tipi di pazienti abbiano portato a parità di condizioni di partenza a una prognosi e a un decorso della patologia meno favorevole.
Le Best Practices, per tali patologie, ipotizzano una traduzione, nella pratica clinica, di una visione olistica derivante da un approccio bio-psico-sociale, con il coinvolgimento e l’attivazione di tutte le risorse di un’equipe multidisciplinare e multi-professionale, al fine di: massimizzare gli effetti di una buona comunicazione, promuovere e facilitare la gestione delle relazioni, delle emozioni e dello stress all’interno di un contesto multidimensionale, nel rispetto delle reciproche competenze, per elaborare un progetto clinico assistenziale centrato sulle esigenze del paziente.
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