Lo "psicologo anti-covid"

Autore: Valerio Giannitelli (Redazione PsyEventi)

Lo "psicologo anti-covid" Prevenzione e gestione delle conseguenze psicologiche e sociali della pandemia da Coronavirus

L’avvenimento della pandemia da covid-19 ha colto tutti di sorpresa; termini come lockdown, mascherine, tamponi, autocertificazione, zone a colori (bianca, gialla, arancione o rossa) non erano minimamente presenti nel vocabolario lessicale quotidiano di ciascuno. Improvvisamente, non è stato possibile esimersi dalla conoscenza di questa nuova realtà e, in qualche modo, chiunque è stato obbligato ad adattarsi a questo nuovo modo di concepire il rapporto con l’ambiente circostante, le relazioni sociali, la quotidianità, la realtà, appunto.

L’ingente ed improvvisa richiesta di un significativo numero di figure professionali sanitarie ha reso inizialmente complicata la gestione del crescente numero di persone bisognose di cure mediche, un numero che è poi diminuito, grazie alla somministrazione dei vaccini anti-covid e all’implementazione di strategie di contenimento del virus.

Analogamente alla richiesta di cure mediche, si è progressivamente osservata una maggiore attenzione anche ai risvolti psicologici di tale avvenimento pandemico, maturata poi nello sviluppo di politiche di sensibilizzazione circa l’importanza del benessere psicofisico e del supporto psicologico.

È grazie a questa crescente consapevolezza che oggi si sta facendo ampiamente spazio al ruolo dello "psicologo anti-covid".
 
Ma chi è esattamente? Cosa fa? Perché è importante questa figura?

Lo psicologo anti-covid è un professionista sanitario e, come tale, in sinergia con altri operatori sanitari, mette in atto interventi di prevenzione, sostegno psicologico e riabilitazione nei confronti della popolazione e di tutti coloro che hanno risentito delle conseguenze psicosociali del coronavirus, quali possono essere sentimenti di forte disagio, stress, ansia, depressione (per un approfondimento del concetto di “languishing” in adolescenza, clicca qui), isolamento, difficoltà ad entrare in relazione con gli altri.

Attraverso l’instaurazione di un primo colloquio, diviene sin da subito possibile imparare a scoprire e riconoscere, assieme al professionista, le proprie risorse ed abilità per fronteggiare efficacemente le conseguenze psicologiche del coronavirus.

Il progressivo riconoscimento del ruolo dello psicologo anti-covid all’interno di ambienti come ad esempio quello delle scuole e dei luoghi di lavoro permetterebbe, quindi, l’instaurazione di progetti di sensibilizzazione, orientamento e promozione delle soft skills e, di conseguenza, il raggiungimento di un maggiore equilibrio psicofisico, nonché del proprio “benessere psicologico”.
 

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