Risvolti psicologici legati alla degenza del bambino in ospedale

Autore: Maria Vallillo

Risvolti psicologici legati alla degenza del bambino in ospedale L’esperienza del ricovero in ospedale può avere per il bambino risvolti traumatici in quanto la malattia fisica rappresenta un evento che determina la rottura di un equilibrio precedentemente raggiunto e genera da un punto di vista sia organico che psicologico una situazione completamente nuova a cui il bambino deve adattarsi.

L’evidente cambiamento nelle abitudini di vita determina la diminuzione delle possibilità di condurre un’esistenza autonoma e libera. Il bambino si trova costretto ad interrompere o allentare i suoi rapporti con l’ambiente esterno vede diminuire le sue possibilità di movimento fisico, subisce restrizioni nel regime alimentare. Si possono verificare dei rallentamenti degli arresti o delle alterazioni nel normale processo di crescita e sviluppo.

Dal punto di vista psicologico risulta importante contrastare nel piccolo reazioni di passività e di sfiducia nei confronti della malattia che possono comportare un ulteriore indebolimento psicofisico. Sul vissuto emotivo del bambino e sulle sue reazioni esercitano notevole influenza gli atteggiamenti psicologici dei genitori in particolare della madre che nella maggior parte dei casi rappresenta la figura di accudimento principale e la quale può contribuire ad aumentare o diminuire lo stato di disagio psicologico dovuto alla malattia.

Il comportamento equilibrato della madre esercita un influenza positiva sul vissuto del bambino sia per la malattia stessa sia per quanto concerne le cure e le terapie. Al contrario la preoccupazione esagerata le manifestazioni ansiose e di iperprotezione hanno una diretta influenza nel provocare nel bambino la percezione della malattia come punizione.

La degenza in ospedale difatti oltre ad accentuare la situazione di disagio psicologico dovuta alla malattia rappresenta anche per il piccolo paziente un’esperienza che implica la separazione dal nucleo familiare, l’ingresso in un ambiente che è spesso visto come ostile la necessità di sottoporsi a cure e terapie somministrate da molteplici figure professionali da molteplici figure professionali che per il bambino sono sconosciute.

In quest’ottica il ricovero in ospedale puo alimentare fantasie e sentimenti di ansia e paura, legate all’allontanamento da casa; mentre nel lattante si verificano cambiamenti significativi nell’alimentazione e nel sonno, nei pazienti più grandi si puo manifestare una sintomatologia psicologica più sottile riguardante oscillazione del tono dell’umore, ansia, fobie, e-o alterazione dei disturbi con la figura materna.

Numerosi studi hanno dimostrato che quando un bambino ospedalizzato può disporre della presenza costante accanto a sé della famiglia ha un recupero migliore e più veloce poiché si sente rassicurato e poiché la famiglia fuge da contenitore delle sue angosce e poiché nonostante la malattia infatti il bambino ha modo di “ricreare”, anche in ospedale, il suo ambiente familiare, mantenendo le sue relazioni significative.

Da ciò si evince l’esigenza di prendere in carico e fornire supporto non solo al bambino o all’adolescente ma all’intero nucleo familiare, in linea con le ultime direttive dell’OMS. Supportare la famiglia ha uno scopo preventivo in termini di terapia e investimento di risorse ed energia sul futuro recupero del bambino.

Un lavoro di esplorazione dei vissuti del bambino e della sua famiglia può permettere di dare alle emozioni confini e limiti ben precisi, in maniere tale da renderle più accettabili ed elaborabili e lasciar spazio alla presa di consapevolezza dell’esperienza in atto.

Tradurre in parole l’esperienza emozionale vissuta in relazione a eventi traumatici migliora la salute psicofisica del paziente (Pennebaker e Beall 2022).Nel momento in cui una persona ripercorre in modo organizzato le sequenze dell’evento doloroso di dispone ad un sentimento di fiducia: è come se riscrivesse l’accaduto modificandolo e trasformando la carica distruttiva; ciò ha nei fatti effetti a lungo termine sul senso di efficacia (Bandura) e ricadute positive sull’ottimismo e sulle difese immunitarie.

L’ uso del mezzo grafico e del colore nei bambini di età scolare e prescolare come strumento di espressione di vissuti personali legai all’immagine di sé e alla fase di ospedalizzazione, o di diari delle emozioni nei ragazzi più grandi per contestualizzare e elaborare l’esperienza vissuta, a livello emotivo, che puo essere carica di tensioni, lutti, separazioni e stress psicofisico legate alla fase di cura e trattamento, possono essere strumenti utili se veicolati in un contesto terapeutico di cura anche a livello mentale. I benefici di occuparsi dei piccoli pazienti anche dal punto di vista mentale non coinvolgono solo la famiglia di origine, ma a livello indiretto anche l’equipe curante e l’ntera area sociale in maniera estesa.
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Bibliografia

- DE VITA, C., Pellizzoni, S., & Passolunghi, M. C. (2019). L’esperienza di ospedalizzazione in età scolare: effetti a livello individuale, relazionale e sull’apprendimento. QUADERNI CIRD2019, 7-24.
- Guarino, A. (2006). Psiconcologia dell'età evolutiva. La psicologia nelle cure dei bambini malati di cancro. Edizioni Erickson.
- Guarino, A., & Lancellotti, R. (2017). Terapie distrazionali nei contesti clinici, sanitari ed educativi: Pet-Therapy, Musicoterapia, Arteterapia e Teatroterapia. FrancoAngeli.
- Felippe, M. L., Kuhnen, A., & Lelli, G. Ambiente fisico e significato ambientale nel processo di rigenerazione dallo stress in camere di degenza pediatriche.
- Matera, C. (2015). Il bambino e l'ospedale: raccomandazioni e proposte (Doctoral dissertation, Politecnico di Torino).
​- Mosconi, G., & Zaninelli, F. L. (2022). Quando un bambino si ammala. Accompagnare i genitori nell’esperienza di malattia. Rivista italiana di educazione familiare20(1), 143-154.
 

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