Signora vuole sedersi?

Autore: Silvia Lo Vetere

Signora vuole sedersi? Sì fu proprio lì. Ero in piedi nel vagone della metropolitana quando una voce fresca e gentile mi distolse dai miei pensieri : Signora vuole sedersi?
 
Un coacervo di sensazioni allo stomaco: certo non potevo che essere contenta di fronte a quella giovane ragazza in attesa di risposta. Quante volte avevo criticato la maleducazione giovanile, l’assenza di rispetto e quant’altro. Oggi la mia missione educativa di adulto aveva avuto successo.
 
Però che impertinenza: come osava chiedere a me una simile cosa? Ci vedeva bene quella ragazzina?
 
Mi ritrovai seduta e con una sorriso abbozzato. Esattamente all’altezza del ventre di quella giovane donna: mamma mia, tutto stava perfettamente su, ogni forma sembrava rivolgersi al cielo. Mentre io sentivo di fronte a lei , tutto di me diretto al basso, morale compreso. E’ successo anche a me: sto invecchiando!
 
Sì spesso accade così: mentre dentro noi ci sentiamo sempre gli stessi, lo sguardo degli altri ci porta a una dimensione più realistica. Allora i primi cambiamenti del corpo, qualche capello bianco, l’appesantirsi delle linee, ci appaiono nella loro cruda realtà e ci mettono di fronte a un’ immagine in parte nuova di noi. Quella inesorabilmente diretta verso la vecchiaia, anche se magari ancora non vicinissima.
 
Lo sconcerto è inevitabile. Quello che poi ne facciamo, come reagiamo alla rabbia, all’impotenza, al dispiacere di invecchiare, percorre invece strade diverse in ciascuno di noi, strade affatto uniche e scontate.
 
La prima reazione, non di rado è quella, in qualche modo di fermare il tempo.    Cosa di meglio,  ad esempio, se non qualche ritocchino banale alle borse degli occhi? Perché no, in seguito poi, magari anche qualcosa di più consistente, qualche operazione di chirurgia estetica ben fatta?
 
Questa strada però, il più delle volte, si rivela alquanto illusoria. Illusoria perché volta a cristallizzare il corpo che invecchia, in un’ immagine di giovinezza che invece è destinata, volenti o nolenti, a trasformarsi.
 
No. Non è intervenendo sul corpo e sui segni del tempo che possiamo davvero stare meglio. L’intervento deve rivolgersi altrove: sui significati che per lo più attribuiamo al nostro corpo che invecchia. Sulla possibilità quindi di trasformare una visione delle cose che può apparirci, al momento, solo negativa. Trasformarla in qualcosa che continui, al contrario, a contenere vita, desiderio e futuro. Anche se in modi in parte ridotti e diversi da quelli più immediati della giovinezza.
 
Pensando al nostro corpo che si appesantisce, che diventa meno forte e agile, la cosa che più ci angoscia a bene vedere, non è infatti solo quella di perdere la freschezza e la bellezza estetica. Piuttosto, a uno sguardo più attento, è il terrore che lo sfiorire della bellezza, porti via con sé in modo irrimediabile altre cose, come ad esempio fascino e potere seduttivo. Temiamo con orrore quindi che, mentre sentiamo ancora vivo il desiderio di piacere, di attrarre e di amare, non siamo invece più attraenti e visibili; esclusi definitivamente dal gioco dell’amore o di uno sguardo di desiderio su di noi. Cose tutte, che da sempre ci regalano importanti ed irrinunciabili emozioni.
 
Certo in parte questo accade. Quanto lasciare a questa parte dipende anche da noi.
 
Sì, perché un corpo giovane è un inno inconsapevole alla vita. Un corpo maturo,viceversa, deve mettere a fuoco quello che continua a renderlo capace di emozionarsi e di emozionare.
 
Proprio questo è il punto, la difficoltà e la sfida: riuscire a mantenere accesa la curiosità per la vita mentre si invecchia; mentre quindi pigrizia, disincanto, una quota di inevitabile dispiacere avanzano e il corpo diventa meno bello.
 
Quando la vita, in forme anche meno prepotenti, continua a palpitare nelle nostre forme cambiate, perché troviamo qualcosa che nonostante tutto attiva nuovamente passione e desiderio, allora anche il nostro corpo che invecchia, può continuare a mantenere anche una sua forma di sensualità. D’altra parte cosa è la sensualità, se non vita che palpita?
 
Magari questo accade ad esempio di fronte a un quadro che ci emoziona, a un dialogo che ci coinvolge, a una lettura che ci coinvolge, a un progetto che decidiamo finalmente di realizzare, insomma di fronte a tutto quanto, piccolo o grande, torna a farci sentire, pur a tratti, curiosi della vita e quindi a continuare a comunicarla-
 
Allora anche il nostro corpo segnato dal tempo, può continuare a emanare un suo fascino ed esprimersi attraverso nuovi punti di forza. Ad esempio un corpo maturo, è molto meno preoccupato del giudizio altrui . Una cosa che, molto più che in gioventù, può trasmettere allora una libertà nuova e attraente. Un corpo maturo è anche intriso di una sorta di pudore e di discrezione che possono emanare  un particolare tipo di forza.
 
Perché sono un pudore e una discrezione che per lo più si intuiscono non legati alla vergogna, quanto piuttosto al sapersi prendere più cura della fragilità come parte preziosa di sè . Una cosa sicuramente più rara nella giovinezza.
 
Una cosa che spesso si lega anche a un’ accresciuta capacità di selezionare a chi davvero concedersi. Molto meno guidati dal bisogno di conferma e di consenso allargato. Molto più capaci di andare al punto delle cose e di cogliere il tempo opportuno in cui decidere di condividerle.
 
Questi, solo alcuni degli elementi che possono disegnare un nuovo fascino in età matura, dotandolo ancora di una sua particolare sensualità.
 
A patto che venga data loro vita attraverso una ricerca attenta, non facile, mai definitiva di quanto ancora si mostra capace di accendere il desiderio.
 
Questo è infatti il compito che ci ha sempre atteso in vecchiaia. Oggi più che mai perchè potenzialmente la nostra vita è diventata più lunga.

Ecco perché allora sono illusori i nostri sforzi quando vogliamo trattenere il nostro corpo in forme fisiche che non ci appartengono più. Ci distolgono infatti da un compito ben più difficile: quello appunto, di continuare a rintracciare e a dare corpo a quanto ancora stimola la nostra curiosità. Proprio mentre il progredire degli anni ci porta inevitabilmente ad essere, al contrario, più stanchi, più disillusi e più ritirati.
 
Quando riusciamo almeno un po’ a metterci su questa strada però, capita allora, non di rado, che torniamo inaspettatamente a sentirci di nuovo belli, a qualsiasi età.
 
E lo siamo. Non solo al nostro sguardo, ma anche e ancora a quello altrui. Anche e proprio mentre ci apprestiamo a prendere posto su quella sedia della metropolitana.
 


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