Alla ricerca del padre in famiglia e in terapia
18/11/2016 dalle 09:00 al 19/11/2016 alle 13:30Questo Convegno ripropone un tema, quello del Padre, di centrale importanza sia nella famiglia contemporanea che nella terapia familiare. Sulle trasformazioni del ruolo paterno abbiamo dedicato un convegno di studio nel maggio del 1999, seguito poi dall’uscita del volume “Il padre ritrovato” (Franco Angeli Ed.).
Dopo più di quindici anni vogliamo riflettere ancora sul senso della paternità, che non può non partire dal tema del maschile, il cui codice fino a metà del secolo scorso ha operato seguendo una serie di regole rigide che equiparavano la mascolinità con lo stoicismo, il silenzio e la forza, come ben descritto nel recente volume di Robert Garfield (Breaking the Male Code, Gotham Books).
Oggi c’è bisogno che l’uomo e di conseguenza il padre possa integrare tratti tradizionali della mascolinità con abilità nuove di intimità e di comunicazione dei propri bisogni con altri uomini, così da formare legami affettivi solidi e uscire dalla sua condizione di isolamento e di depressione, mascherata dietro lo scudo del lavoro e dell’attivismo. Tutto questo gli permetterà di poter mostrare senza imbarazzo le proprie fragilità e di riscoprire un sé più autentico nel rapporto coniugale e in quello ancor più cruciale con i figli.
Di vecchi e nuovi padri, di padri materni, di padri violenti, di padri gay, di padri marginali, di padri separati e di nuova condivisione dei figli si parlerà in questo convegno, avendo ben presente che per tutti gli studiosi che presenteranno, il padre è considerato una risorsa fondamentale nella famiglia e nella società, al di là di pregiudizi e di mistificazioni ancora fortemente presenti anche nei contesti di cura e all’interno della psicoterapia, inclusa quella familiare.
Di fronte ai problemi crescenti di bambini e adolescenti, così come di disgregazioni familiari precoci, non si può trascurare l’importanza di ingaggiare i padri in terapia. Tenerli fuori dal contesto terapeutico, vuoi per “dimenticanza” o perché considerati assenti o cattivi, è un grande limite di una psicoterapia che preferisce restare sul piano del minimo disponibile (la terapia con le sole madri o ancor peggio con i soli figli) piuttosto che ingaggiare tutti gli attori della scena familiare.