Passaggi trasformativi (Incontro del ciclo Gruppo Donne)
09/06/2014 dalle 19:30 alle 21:00La forza di una persona non sta nell’essere adulti, ma nell’essere onesti.
C’è una grande forza nel riconoscere e ammettere onestamente
ciò che si prova e ciò che si vuole, qualunque cosa sia.
(Anthony De Mello)
Alcuni, specie in quei momenti della vita in cui si trovano a fare un bilancio della propria esistenza, sono consapevoli della propria storia personale e sentono le proprie emozioni; conoscono le proprie mancanze, ciò che desiderano e quali sono le cose mai avute per cui soffrono.
Ma, spesso, la vita sembra che non debba mai prendere una piega diversa e, in attesa di un destino migliore, i giorni si susseguono come un copione che si ripete all’infinito.
Così per noi che, anche quando sapremmo cosa fare e come agire, pensiamo che ci sia sempre qualcosa o qualcuno che dall’esterno ci rende difficile, se non impossibile, una scelta verso strade diverse.
Ma vedere tutte le possibili chance al di fuori delle nostre possibilità, invischiate nelle situazioni che ormai si sono venute a creare, è una cosa deleteria per il nostro benessere.
Sono condizioni assai comuni, per esempio, quelle di donne che, totalmente investite ed identificate nel loro ruolo di mogli e madri, non si sentono più riconosciute nella loro essenza femminile; analoghi vissuti sono propri di tanti figli che sentono un’appartenenza e un’accoglienza solo se il loro comportamento è aderente e rispondente alle aspettative genitoriali.
Quando ci si trova invischiati in questi o analoghi stili di vita, ci sono degli atti di forza da compiere che implicano dei passaggi attraverso il dolore; occorre trovare o crearsi “ex novo” degli spazi personali propri, dove potersi riconoscere.
Molte volte l’ostacolo maggiore al rompere certe dinamiche interpersonali sta nel timore di distruggere “tutto”: un rapporto, un matrimonio, un’amicizia; spezzare un legame affettivo. E non si considera che ciò che abbiamo paura di rovinare è già più che rovinato e logorato dal motivo stesso per cui ci sentiamo inadeguati, non accettati e non riconosciuti. Il più delle volte, infatti, questi rapporti difficili sono, in realtà, inesistenti da un punto di vista del contatto e della comunicazione profonda. Ciò che potremmo salvaguardare, ostinandoci con i nostri atteggiamenti passivi, è solo una parvenza di rapporto.
In tutto ciò, la nostra responsabilità più grave è l’enorme quantitativo di odio e violenza che agiamo proprio nel momento in cui neghiamo a noi stessi la storia, con una falsa accettazione di situazioni che, invece, ci arrecano rabbia e sofferenza inespresse.
Un incontro per superare la paura di distruggere tutto e verificare che è possibile conservare il buono già costruito
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