L'attaccamento adulto nella relazione di coppia
Autore: Valerio Giannitelli (Redazione PsyEventi)
I nostri genitori influenzano la nostra relazione sentimentale. Perché? Come è possibile?Attraverso il concetto di “attaccamento”, la cui origine è da attribuire agli studi e alle scoperte di John Bowlby (1969), viene fatto riferimento a quell’insieme di comportamenti finalizzati ad ottenere vicinanza, protezione, nonché a protestare per una eventuale separazione dalla principale figura di riferimento, o caregiver. Con l’avanzamento dello sviluppo psico-fisico dell’individuo durante l’infanzia, il legame di attaccamento con il proprio genitore getta le basi per lo sviluppo dei cosiddetti “Modelli Operativi Interni” (MOI), ossia delle specifiche modalità di relazionarsi con sé e con gli altri, nonché di concepire e percepire quelle che saranno le proprie relazioni interpersonali future, amicali e sentimentali.
Ma come fa il nostro legame di attaccamento infantile a influenzare la nostra relazione di coppia?
Molti studi (Hazan & Shaver, 1987; Mikulincer & Goodman, 2006) hanno potuto osservare come gli atteggiamenti presenti in una relazione romantica e il loro coping diadico rappresentino il prototipo del comportamento di attaccamento in età infantile, nonché come un individuo esibisca reazioni di risposta alla perdita del partner simili alle sequenze di protesta e distacco riprodotte dal bambino, dovute all’allontanamento del caregiver.
Ma quali tipologie di attaccamento adulto esistono precisamente?
Bartholomew e Horowitz (1991), riprendendo la categorizzazione di Hazan e Shaver (1987), hanno suddiviso l’attaccamento adulto nelle seguenti tipologie:
Attaccamento sicuro: Un pattern di attaccamento sicuro in età adulta configura la presenza nell’individuo di un modello positivo sia di sè, sia dell’altro, con un basso livello di ansietà ed evitamento (Bartholomew & Horowitz, 1991; Mikulincer & Shaver, 2007, 119). A tal riguardo, si osserva la tendenza a sviluppare una buona autostima, ad affidarsi riconoscendo l’altro come responsivo nei suoi confronti, ad affrontare efficientemente situazioni di stress e di entrare in intimità nella relazione con l’altro, riconoscendo l’importanza del sostegno altrui nei momenti di bisogno, pur mantenendo la propria autonomia personale (Bartholomew & Horowitz, 1991).
Attaccamento preoccupato/ansioso: L’osservazione di un pattern di attaccamento preoccupato/ansioso, a differenza di un pattern sicuro, configura la presenza nell’individuo di un modello negativo di sè ed un modello positivo dell’altro, con un alto livello di ansietà ed un basso livello riguardo la presenza di condotte evitanti (Bartholomew & Horowitz, 1991; Mikulincer & Shaver, 2007, 119). Un individuo avente un pattern preoccupato/ansioso, rendendosi dipendente dall’altro, cerca di ottenere l’approvazione, la vicinanza ed il riconoscimento da parte di quest’ultimo con il timore di essere rifiutato (Bartholomew & Horowitz, 1991).
Attaccamento distanziante/evitante: Un soggetto che presenta un pattern di attaccamento distanziante interiorizza un modello positivo di sè e negativo degli altri, con un alto livello di evitamento ed un basso livello d’ansia (Bartholomew & Horowitz, 1991; Mikulincer & Goodman, 2006, 152; Mikulincer & Shaver, 2007, 119). In questo stile di attaccamento, l’individuo distanziante tende a non fidarsi, a sviluppare aspettative negative ed a mostrarsi indipendente dall’altro, evitando qualsiasi tipo di coinvolgimento ed intimità all’interno della relazione (Simpson & Rholes, 1998, 31; Schmidt, 2016, 150). Un soggetto avente un attaccamento distanziante, pertanto, minimizzerà qualsiasi bisogno di attaccamento nei confronti dell’altro, reprimendo ogni espressione emozionale (Mikulincer & Goodman, 2006, 152).
Attaccamento timoroso/evitante: Un pattern di attaccamento timoroso/evitante, differentemente dallo stile di attaccamento distanziante/evitante, configura nella presenza dell’individuo un modello di sè e dell’altro negativo, con un elevato livello sia di ansietà che di evitamento (Bartholomew & Horowitz, 10, 1991). L’individuo eviterà le relazioni interpersonali, nonostante il bisogno di dipendere dall’altro, a causa del timore di essere respinto e rifiutato (Schmidt, 2016, 150); in questo stile di attaccamento, il soggetto percepisce sè stesso come una persona non degna di essere amata e l’altro come poco affidabile e rifiutante nei propri confronti (ibidem).
Influenza dell’attaccamento adulto sulla relazione di coppia:
Secondo alcuni studi (Berman et al., 1994; Dickstein et al., 2001) le coppie cosiddette “sicure”, dove entrambi i membri componenti la coppia hanno uno stile di attaccamento sicuro, sembrano riferire una maggiore soddisfazione rispetto le coppie “miste”, ovvero quelle coppie in cui un solo partner ha sviluppato uno stile di attaccamento sicuro (Mikulincer & Shaver, 2007, 401). Altre ricerche (Bouthilliey et al., 2002) hanno osservato come l’insicurezza dell’attaccamento di un solo partner basti ad influenzare negativamente il grado di soddisfazione della coppia.
Tuttavia, le ricerche di Wampler e collaboratori (2003) non hanno riscontrato differenze significative tra le coppie “sicure” e le coppie “miste”. Risulta significativo, al tempo stesso, riconoscere come, rispetto alle coppie in cui entrambi i partner sono “insicuri”, le coppie “miste” presentino una maggiore qualità e soddisfazione all’interno della relazione sentimentale (Ben-Ari & Lavee, 2005). Personalmente, il mancato accordo degli studi in merito all’esistenza di differenze significative fra le due tipologie di coppie sembra essere spiegato dalla tipologia di variabili prese in considerazione; ad esempio, la considerazione del costrutto del coping diadico, che verrà menzionato nel terzo capitolo del presente elaborato, potrebbe risultare un valido sostegno alla comprensione di tali differenze. Con ciò, si intende personalmente ipotizzare come, spesso, la presenza nel partner “sicuro” di strategie di coping efficienti potrebbe limitare le influenze negative e poco gradevoli per la coppia derivanti dagli atteggiamenti del partner “insicuro”.
Ancora altre ricerche (Shi, 2003; Monteoliva & Martìnez, 2005) hanno osservato come una coppia “sicura” correli positivamente con una relazione sentimentale qualitativamente funzionante, osservando nel nello specifico la presenza di un giusto livello di intimità, di un elevato grado di soddisfazione relazionale e di stabilità temporale. Inoltre, Kobak e Hazan (1991) hanno mostrato come membri di una coppia con uno stile sicuro di attaccamento fossero meno respingenti nei rispettivi confronti e sviluppassero maggiori capacità di reciproco sostegno nell’affrontare uno specifico problema. Infine, le ricerche di Nisenbaum e Lopez (2015) hanno osservato una correlazione positiva fra la presenza in una coppia di uno stile sicuro di attaccamento e l’assenza di condotte aggressive nei confronti del rispettivo partner.
La ricerca di Tianyuan e Darius (2012) ha mostrato, invece, come la presenza di uno stile ansioso influisca negativamente sulla soddisfazione di coppia, a causa dell’eccessiva sensibilità, dell’insufficiente senso di sicurezza che il partner ansioso percepisce e per il continuo tentativo di mantenere la relazione utilizzando strategie iperattive6 che tendono ad amplificare i propri comportamenti ed emozioni nei confronti del rispettivo partner con il rischio di generare conflitti all’interno della coppia (ibidem).
Un soggetto con uno stile di attaccamento ansioso, mostrandosi eccessivamente dipendente dal proprio partner, tende a richiedere eccessive attenzioni, sviluppando un bisogno ossessivo di mantenere una certa prossimità fisica con quest’ultimo (Mikulincer & Goodman, 2006, 52; Simpson & Rholes, 2017, 20). Inoltre, uno stile ansioso implicherà da parte del soggetto un significativo timore di essere abbandonato e di perdere il proprio partner (Simpson & Rholes, 2017, 21).
Altri studi sull’attaccamento (Allison et al., 2005) hanno osservato come la presenza in entrambi i partner di uno stile preoccupato/ansioso abbia un effetto distruttivo sulla coppia, danneggiando la soddisfazione reciproca dei partner, amplificando le reazioni negative di ciascuno al distanziarsi dell’altro ed aumentando il rischio che sviluppino condotte violente tra partner (Mikulincer & Shaver, 2007, 402). A tal riguardo, un partner preoccupato/ansioso, nelle situazioni di litigio, tende a reagire in maniera oppressiva e verbalmente aggressiva nei confronti dell’altro membro della coppia (Shi, 2003, 145, 146).
L’osservazione negli studi sopra citati riguardo la possibilità di sviluppo di una condotta reciproca progressivamente distanziante sembra essere personalmente motivata da un tentativo di ciascun partner di limitare la condotta oppressiva ed aggressiva dell’altro, con il reale rischio di giungere ad esprimere condotte esternalizzanti per esplicitare il rispettivo disagio causato.
Bartholomew e Allison (2006) fanno riferimento alle cosiddette coppie di “rincorsa- rincorsa”, affermando come si osservi la tendenza da parte di entrambi i partner ansiosi a sentirsi fraintesi e respinti ed a tentare costantemente di controllare reciprocamente il comportamento l’uno dell’altro (Mikulincer & Shaver, 2007, 402).
Differentemente dagli studi riportati, Karandashev e collaboratori (2012) hanno affermato come lo stile ansioso di un partner all’interno della coppia possa diminuire con il configurarsi di una relazione stabile e duratura.
Un individuo con un pattern d’attaccamento distanziante/evitante sembra sviluppare, all’interno della relazione di coppia, attitudini maggiormente negative nei confronti del rispettivo partner rispetto agli altri stili di attaccamento (Monteoliva et al., 2012, 342); inoltre, i soggetti distanzianti/evitanti sembrano passare più frequentemente da un partner all’altro (ibidem) e ciò sembra suggerire un’incapacità degli stessi a stabilire una relazione solida e duratura.
Un attaccamento distanziante/evitante comporta nell’individuo il timore di condividere con il rispettivo partner situazioni permeate da intimità e la possibilità di manifestare forme aggressive di condotta nei confronti di quest’ultimo (Hudson & Ward, 1997), nel caso in cui non venissero rispettati i bisogni “distanzianti” del soggetto.
Una relazione di coppia in cui entrambi i partner presentano uno stile distanziante/evitante non sembra essere influenzata da situazioni di stress, in quanto entrambi i membri della coppia sembrano reagire a queste ultime “evitandole” (Wilson et al., 2013, 200). E’ stato, inoltre, osservato come un partner distanziante possa reagire in maniera violenta ed aggressiva nei confronti di un partner preoccupato/ansioso con l’obiettivo di mantenere la giusta distanza relazionale da quest’ultimo (Allison et al., 2008).
Anche in uno studio precedente (Shi, 2003, 146), è stato, infatti, mostrato come un partner distanziante/evitante cercherà di evitare il confronto ed il conflitto con l’altro componente della coppia.
Questi risultati sembrano suggerire come un soggetto avente questo stile di attaccamento risulti avere, rispetto agli altri pattern, il minor grado di soddisfazione riguardo la propria relazione di coppia (Monteoliva & Martìnez, 2005, 746).
Differentemente dallo stile di attaccamento timoroso/evitante, uno stile distanziante/evitante non presenta elevati livelli di ansietà, ma esclusivamente alti livelli di evitamento. Personalmente, a sostegno delle osservazioni condotte da Monteoliva e Martìnez (2005; 2012) e Wilson (2013), viene dedotto come la presenza di una significativa insoddisfazione all’interno della coppia sia giustificata dalla tendenza del soggetto distanziante/evitante ad evitare qualsiasi tipologia di interazione e conflitto con l’altro membro della coppia. L’assenza di conflitto non viene osservata nella sua accezione positiva, ma nella tendenza del soggetto ad evitarlo per preservare il proprio bisogno di distanziamento; a tal proposito, si reputa personalmente come il conflitto stesso all’interno di una coppia, se considerevole dei bisogni reciproci, possa permettere ad entrambi i partner un confronto costruttivo, finalizzato ad instaurare nuovamente una situazione di mutuo benessere. Un soggetto distanziante/evitante, pertanto, incapace di interagire efficacemente e confrontarsi con il rispettivo partner, impedirà alla coppia di giungere a quel confronto necessario ad evitare situazioni conflittuali progressive che, nel peggiore dei casi, possono sfociare nella rottura della relazione.
Landolt e Dutton (1997) osservarono, invece, come la presenza di uno stile timoroso/evitante in un soggetto fosse correlata con lo sviluppo di un comportamento abusivo nei confronti del rispettivo partner.
A tal riguardo, ulteriori conferme derivano da Bookwala e Zdaniuk (1998) dove analizzarono nel loro studio come la presenza di un attaccamento timoroso/evitante predisse l’attuazione di condotte violente reciproche fra i partner di una coppia.
Secondo un parere personale, a conferma delle ricerche sopra menzionate, l’attuazione di condotte violente tra i partner di una coppia potrebbero essere spiegate dalla presenza in ciascun partner sia di un elevato livello di ansietà, sia di evitamento. A tal riguardo, un partner timoroso/evitante riprodurrebbe nei confronti dell’altro membro della coppia condotte impulsive, probabilmente determinate dal suo stile timoroso, e giustificate dall’incapacità di essere sensibile e responsivo nei confronti dell’altro, fattore osservabile, invece, nello stile di attaccamento specificamente evitante.
Uno stile timoroso/evitante, infatti, implica la scarsa presenza di un atteggiamento sensibile, supportivo e responsivo nei confronti del proprio partner (Mikulincer & Goodman, 2006, 169; Tianyuan & Darius, 2012, 414), con una inevitabile conseguenza sul benessere e sulla soddisfazione della coppia.
Mikulincer e Shaver (2007, 386) riconoscono come un soggetto di sesso maschile con uno stile di attaccamento evitante sviluppi un rischio maggiore di provare insoddisfazione nella propria relazione di coppia rispetto ad un soggetto avente uno stile ansioso.
Le ricerche di Land e collaboratori (2011) e Monteoliva e Martìnez (2016) hanno potuto, inoltre, mostrare come, rispetto ad individui sicuri e preoccupati/ansiosi, uno stile timoroso/evitante implicasse una maggiore difficoltà a sviluppare intimità ed atteggiamenti di vicinanza nei confronti del rispettivo partner, nonché un coping diadico negativo. Gli stessi ricercatori, in uno studio condotto precedentemente (2005), hanno potuto osservare negli individui timorosi/evitanti una maggiore probabilità di terminare una relazione di coppia rispetto ad individui preoccupati/ansiosi e sicuri.
I risultati ottenuti dallo studio condotto da Monteoliva e Martìnez (2005) potrebbero personalmente essere motivati dalla scarsa capacità del soggetto timoroso/evitante, rispetto ad un soggetto preoccupato/ansioso, di rispondere ai bisogni di accudimento, responsività e vicinanza che l’altro membro della coppia richiede; a tal riguardo, nonostante la presenza di una condotta oppressiva, un soggetto preoccupato/ansioso potrebbe comunque essere in grado di rispondere efficientemente ai bisogni di intimità, vicinanza, accudimento e responsività del rispettivo partner.
Per chi fossse interessato alla bibliografia o ad un approfondimento: vedi allegato