Musacchi Riccardo
Coerentemente con la mia visione ideale dell’essere umano cerco di fare in modo che le persone che frequentano il mio studio, oltre a lavorare per superare le loro difficoltà, scoprano la bellezza e la forza che hanno dentro, i loro talenti spesso nascosti, la potenza delicata delle loro emozioni. Per svolgere il mio lavoro ho sviluppato negli anni un modo di relazionarmi che tende ad aiutare le persone a far emergere le loro risorse.
Il mio modo di pormi in relazione è più importante delle tecniche che utilizzo, senza togliere ovviamente alcuna importanza al lavoro fecondo della Fototerapia, ai preziosi metodi della Biosistemica sull’integrazione mente corpo, all’importanza del lavoro sul respiro, alla scrittura espressiva, alla Gestalt, all’EMDR.
L’utilizzo consapevole di queste efficaci tecniche e la loro integrazione tende ad aiutare le persone a uscire dai circoli mentali improduttivi, a smettere di produrre sintomi psicologici e psicosomatici, a permettersi di vivere più intensamente le loro vite.
Per precisione vorrei infine porre l’accento sulla mia poca simpatia per il termine “terapia” che è inevitabilmente abbinato alla parola “psiche”. Quest’abbinamento di parole sottintende una visione dell’essere umano come un malato da curare invece personalmente tendo a pensare che le persone siano sofferenti, ma non “malate”, bensì che abbiano appreso sin dall’infanzia delle strategie di chiusura emotiva, di vera e propria paura e fuga dalle emozioni, che invece sono l’essenza profonda, il senso delle nostre vite.
Un percorso può aiutare quindi le persone a ritrovare il proprio cuore e la propria autenticità con la conseguente riduzione o eliminazione dei sintomi, ma a mio avviso è una sorta di abilitazione/riabilitazione emotiva, un ritrovare ad esempio la sana capacità di arrabbiarsi efficacemente o imparare a darsi la possibilità di poter piangere, emozioni queste spesso viste come veri e propri tabù.
Per concludere, il percorso psicologico secondo me non cura nulla perché non c’è nulla di malato da curare, c’è solo bisogno di riscoprire. E vedere. E tornare a sentire.
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